06/11/2004
UNA STORIA DI PLEXIGLASS, SOFT E CAZZUTA…
La tregua d’inizio estate rendeva nitidi i pensieri, il caldo stranamente quell’anno non era tanto soffocante da bloccare il bioritmo della nostra garzoncella, la calma, lo scorrer lento del tempo senza impegni rendeva i momenti vivibili, ma nella provincia questi momenti rischiano di tramutarsi dalla letizia al tedio a morte, e così per levarsi prima di cadere nella torbida noia, frugò nelle tasche delle sue mille giacche, centesimo dopo centesimo arrivò 1.50 euri
Ed eccola lì mentre sfreccia con la sua bici senza freni e con le ruote storte verso il paesino, 5km ancora da pedalare e poi finalmente il treno verso la mela del nord-Italia: MILANO…
La solita folle, mentre lega la bici che fa? Canta, come una bimba esibizionista, l’ha fatto per tutti i km precedenti e naturalmente continua “…se mi rilasso collasso mi manca l’aria e allegria!” classico stornelletto che tanto si adattava alla fuga dal suo stupido paesino troppo provinciale!
Stella è una di quelle che non si lascia stare, ha incominciato presto a distruggersi.
Stella era la ragazza svampita, sempre con la frase d’effetto pronta a far scoppiare l’ilarità altrui, il giullare della situazione, quella che non si permetteva di piangere mai, sprizzava sicurezza suo gesto, sosteneva il suo ruolo alla grande, sempre al centro dell’attenzione per far casino, false simpatie, false risate per non farlo capire com’era, meglio consolare gli altri per sembrare buona e DA QUALCHE ANNO era alla ricerca di se.
Cercava di scindere il bene e il male, il giusto e lo sbagliato, un arduo compito per lei, che a diciotto anni era capace di proiettarsi un film mentale pensando a sua madre collassata sul divano mentre lei annuncia entusiasta di partire per una missione umanitaria in Messico o se la vita sarebbe stata gentile con lei giornalista inviata a catturare le realtà d’oltre visione bigotta asservita al sistema, e dopo due secondi mettersi a piangere, immaginando fallite tutte le sue aspirazioni ad allattare bambini e urlare contro l’obeso marito disoccupato a causa della precarietà rintronato dalla Defilippi e dal Costanzo show, insomma nel pieno del sistema: PRODUCI, CONSUMA, CREPA.
Aveva tirato fuori dallo zainetto logoro il suo bloc-notes colorato appena seduta sugli scalini del vagone del treno, unico posto libero e non affollato in cui a parte la puzza di gorgonzola era concesso respirare (dovete capire che Stella viaggiava in seconda classe noi pendolari delle F.N.M li chiamiamo i treni di trasporto merci o senza voler ridicolizzare una tragica situazione storica deportazione campi concentramento).
Riuscii a decifrare i segni grigio scuro della matita che fluidi, mentre lo sguardo della nostra avventuriera era assolto nel nulla più pesto, riempivano i quadretti:
“mi mancava sai, sarà da un mese e mezzo che non l’andavo a trovare”- il suo scritto iniziava all’incirca così- “già immagino Cadorna con il suo ago che trafigge il cemento del piazzale, gente che scappa, corre avanti e indietro, nel continuo via vai… e poi la calma, la stazione è vuota con qualche raro sbirro in giro; è arrivato un treno: di colpo si rianima!”- più andavo avanti in questa lettura più mi rendevo conto che Stella si stava stretta, ma lei continuava ad inneggiare a Milano- “mi vedo uscire dalla fredda struttura, schivare appena, con la solita aria svampita, stranita, un po’ confusa, le scale della metropolitana per poi correre verso le stradine o magari il centro…deciderò bene!”- come al solito si preparava a calarsi nella parte- “Mi manca proprio quel senso di volatilità, rendere duri e inschivabili i miei lineamenti, con la mente che vaga, rimbalza.
Senza impegni, fretta, non lasciandomi prendere dalla benché minima premura percorrerò strade, vicoli; vacillerò sotto l’imponenza di pezzi d’arte ma con indefinibile quiete nell’infinita vaghezza d’animo.” –
Mettendo via il bloc rovistava nella borsa osservandola mi resi conto che davvero il suo viso cambiava espressione, da hippy dolce e sorridente, faccia acqua e sapone era cambiata trucchi e specchietto in mano.
Ora il rossetto porpora risaltava particolarmente insieme alle occhiaie scurite dalla matita nera troppo calcata sugli occhi sul viso pallido di natura che perdeva ogni possibilità di tornare a splendere troppo duro troppo lontano da come l’avevo sempre conosciuto.
Scesa dal treno si mise a correre forse perché non voleva sembrare così romanticona da seguire alla lettera ciò che pochi minuti prima aveva desiderato di fare scrivendolo fra i suoi pensieri, ogni tanto rallentava il passo, si fermò alle solite colonne di S.Lorenzo incontrò qualche amico dai quali non si fece mai però distogliere da quella lotta interna in cui Hyde voleva sopraffare Jekill e viceversa.
Così passarono quelle due orette di libertà pomeridiana…
Stella correva, stupidamente correva ancora al ritorno in stazione, un rituale liberatorio il suo perché voi non lo sapete ma Stella deve scappare dalla paura di salire su quel treno, non lo potete sapere glielo svelerò ora e allora non le importerà più del rossetto, dei picchetti, degli scioperi e manifestazioni non si preoccuperà più del doversi più o meno adattarsi al sistema, dell’atteggiamento da alternativa che vorrebbe la caratterizzasse perché ora scoprirà chi è:
FNM non ti puoi sbagliare Stella, ogni fermata è tua, non il paese che ci sta attorno, le voci sono tue, la loro triste solitudine è tua, signora del tormento.
Piangi per il tormento, lo avverti, sei un segugio che lo fiuta nell'aria e rapidamente lo stana, hai male a vivere Stella, ti sta succhiando la vita…
E' una malattia Stella, e il treno è la tua condanna, questi vagoni non ti stanno cullando continuano a raccontare…
L'aria che ti circonda puzza, i freni bloccano il treno scendi ma sei satura rischi di scoppiare…
Stella signora del tormento, nata per morire!
E’ il tuo compito Stella non rimpiangere un’esistenza mai provata continuerai con quello che fino ad oggi è stato il tuo divenire nel tuo solito stato con la solita rabbia, quella stretta al cuore che sempre ti ha pervasa quando il dolore non potevi neanche sapere cos’era: incazzata con il mondo da una vita, allegra con la vita per non turbare il mondo.
Così Stella volò via come un film in prima serata, la sua storia era riportata su tutti i giornali, aveva bloccato il treno e al momento giusto stanca d’ascoltare si era lasciata volar via nel vento di un treno che seguiva una linea retta che non avrebbe potuto fermarla, ci volle tutta la nottata per ricomporre il corpo smembrato, e Stella sorrideva, lo stesso sorriso da giullare, da maschera che puzza d’illusorio…nylon intorno a te Stella, tanta plastica che ammortizzerà ogni possibile piagnisteo, un sacco nero ti toglie la luce……..
Ierardi Antonella
h: 23.41-57
NB il testo nn ha subito nessuna modifica la storia di stella è nata così nel giro di 15 minuti e così resterà
1 commento:
Il sacco nero non le toglierà la sua infinita vaghezza d’animo, ne sono sicuro.
Grazie per questa scintilla!
Matte
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