San Pietroburgo mi ha segnata, Mosca mi ha ripulita. Milano mi ha nuovamente abbracciata.
Negli enormi spazi russi sono volati i miei pensieri. Intimoriti da quei grandi e squadrati casermoni han temuto di doversi fermare, ma sempre vi son riusciti a sfuggire e dai canali si sono lasciati trascinare...
La pioggia li ha bagnati e ripuliti, il vento li ha fortificati, gli immensi tramonti li hanno addormentati. La vodka li ha diluiti e innaffiati...
Dopo qualche partita a briscola li ho ritrovati e lungo le strade di Dostojevski li ho incanalati.
Alla Sennaya li ho per un pò abbandonati. Con gli sguardi delle venditrici di fiori si sono moltiplicati. Negli occhi delle spose non hanno mai trovato riparo, e dal riflesso degli sguardi delle donne allo specchio, si sono allontanati. Della loro mancata vanità, tanto si sono trastullati.
Hanno visto un'icona, anzi, ne hanno viste mille. Chiese, palazzi sovietici, negozi alla moda, mendicanti per strada.
Davanti a un monumento hanno salutato l'idea. Nella piazza rossa hanno saluto gli ideali.
Per la liturgia ortodossa hanno acceso una candela, e in quel momento hanno ricordato. Il buio e nell'omelia, stremati da mille emozioni il sorriso in pianto hanno trasformato. Il pianto a dirotto sulle note clericali è diventato preghiera, sogno, rabbia, sgomento senza contegno ma sempre, il buon dio, negando.
La prima e l'ultima volta alla stazione mayakoscaja e dalla lirica accompagnati si sono realemente confessati.
Ia nie panimaio pa-ruski... ia nie panimaio pa-ruski... e nel silenzio obbligato un altro linguaggio ho afferrato. Il silenzio russo è il ricordo più bello, insieme al baccano che solo dai colori , e dalle serate post-vodka da San Pietroburgo al visitatore è svelato.
All'aeroporto Pulkovo il pensiero si è trasformato in pianto per due volte. All'arrivo con chi a casa dopo un anno tornava, e con quella fetta di me che il brivido sfiorava. E
alla partenza per il rientro, su una cartolina. Su quell'aereo che decollava, con la sensazione di sconforto che si prova quando lasci qualcosa e non sai se tornerà.
Quando tanto hai provato e sai che quello resterà.
Conoscendo nuovi posti scopriamo chi siamo noi...lasciandoli, non siamo più noi.
Così ricomincia l'eterno vagare alla ricerca del proprio io...del proprio destino.
In ogni luogo voglio ritornare, niente e nessuto nel dimenticatoio lascerò mai andare.
Grazie ai ricordi, grazie ai momenti, grazie a tutto ciò che mi rende viva. Grazie a chi non mi lascia, e non mi ha lasciata mai sola.
1 commento:
Grazie Dana.
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